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Samugheo - La storia

Ultima modifica 29 maggio 2018

Il nome Samugheo deriva da Sammach, Summugheo, Summucley, Simagleo, San Miguel. Era opinione comune la derivazione di Samugheo dall’antica chiesa di San Michele, in catalano chiamata San Migueu e in castigliano San Miguel, nome che poi corrotto sarebbe diventato quello attuale, questo secondo quanto scrisse l’Angius nel dizionario del Casalis, questa teoria fù ripresa in seguito da Alberto della Marmora e contribuì alla sua diffusione.

Nel 1992 La scrittrice Dolores Turchi, non accontentandosi di rifarsi ad autori precedenti durante il suo lavoro di ricerche sulla comunità samughese per la stesura della monografia “Samugheo” trovò interessantissimi ed importanti documenti. Da questi documenti si esclude completamente l’origine Spagnola del villaggio in quanto ne attestano l’esistenza molto prima del loro arrivo in Sardegna. Viene citato Sumugleo nel testamento di Ugone III nel 1336; poi Sumucley nel 1341, Simagleo nel 1346 e Simocleo nel 1350 (sempre nel R.D.I. Sard.). Nel 1388 il majore de Villa Summungleo con altri 12 rappresentanti della villa vengono inviati all’approvazione della pace stipulata tra il Giudicato di Arborea e gli Aragonesi.

Il territorio fu certamente popolato fin dal neolitico, come testimoniano le domus de janas che lo costellano. La zona abitata sin dal III millennio a.C., come testimoniano le domus de janas e per tutto il periodo nuragico e punico, fu romanizzata per la vicinanza al Forum Traianum (Fordongianus, celebre per le acque termali) come comprovano i ritrovamenti del periodo repubblicano ed imperiale.

Castel Medusa
Altrettanto evidenti le tracce della dominazione bizantina nelle usanze religiose e nei nomi di varie chiese di Samugheo, così come nel suggestivo e leggendario Castello di Medusa, una roccaforte costruita in posizione strategica per sbarrare il passo ai montanari. Il territorio fu inglobato nella curatoria del Mandrolisai facente capo al giudicato di Arborea,che contrastava l’egemonia Aragonese nell’isola; subì il dominio della corona di Aragona e successivamente la colonizzazione spagnola, i cui tratti sono ancora oggi facilmente individuabili nella lingua, nell’architettura e nelle consuetudini.

In passato la comunità samughese si divideva in quattro rioni che singolarmente rappresentavano un microcosmo impegnato a mantenere la “diversità” delle usanze nel lavoro, nei balli e nella forma del pane, ma così contribuendo a conservare le numerose tradizioni di questa località.


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